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Parto dal bando di concorso e dai dati per procedere con alcune amare riflessioni e considerazioni, concludendo con delle proposte.

Il concorso pubblico, per titoli ed esami, per 1.435 posti per l’accesso all’area dei funzionari e dell’elevata qualificazione è stato bandito con Decreto Direttoriale n. 3122 del 12 dicembre 2024. Il bando ha come fondamento il regolamento ministeriale di cui al Decreto 28 giugno 2022, n. 146, riguardante l’accesso al profilo professionale del Direttore dei servizi generali e amministrativi (DSGA).

Infatti, identico è il titolo di studio richiesto (la laurea “piena” e non quella triennale), identico è il programma d’esame (vastissimo e su ben sette macro aree) come identiche sono la prova scritta e quella orale.

Se si mettono a confronto il bando e il regolamento è di palmare evidenza l’asimmetria formale e sostanziale che li caratterizza: il bando è per l’area (fantomatica) dei funzionari e dell’elevata qualificazione, mentre il regolamento riguarda specificamente la categoria monocratica (nonché organo individuale) dei Direttori SGA.

Ineccepibile il regolamento. Un contorsionismo acrobatico il bando che si è dovuto piegare a una incredibile (e ingiustificabile) disciplina del CCNL 18 gennaio 2024, nella parte recante norme concernenti il nuovo ordinamento professionale del personale ATA (Capo I Titolo IV) che ha istituito l’area dei funzionari e dell’elevata qualificazione, retrocedendo i Direttori SGA a una mera posizione di lavoro, oggetto di un incarico a termine.

La retrocessione di una categoria monocratica (anche organo individuale con poteri di firma) esistente in ogni scuola al pari dell’altra categoria monocratica dei Dirigenti Scolastici già dall’01/09/2000 non ha precedenti nella lunga storia delle carriere nel pubblico impiego, sia prima che dopo la contrattualizzazione del rapporto di lavoro.

Di questa inqualificabile retrocessione sono responsabili (sarebbe meglio dire colpevoli) l’ARAN e i sindacati firmatari del citato CCNL del 18/01/2024 (CGIL, CISL, SNALS, GILDA e ANIEF), con il silenzio dei Ministeri competenti (Istruzione e Funzione Pubblica) mai intervenuti nelle trattative (anche quando le stesse andavano in senso diverso dall’atto di indirizzo). Il MIM ha subito le conseguenze della nuova disciplina che ha generato innumerevoli complicazioni burocratiche afferenti l’incarico di DSGA, la sostituzione del titolare dell’incarico e la copertura dei posti vacanti e disponibili (tra settembre 2024 e maggio 2025 si è assistito alla produzione di ben 5 format e altrettanti scenari, con non poche difficoltà nei rapporti con il MEF e in particolare con le RTS).

Il contorsionismo del bando, le cui graduatorie di merito restano in vigore per due anni, tiene doverosamente conto (non poteva essere altrimenti) che esiste solo ed esclusivamente l’organico dei DSGA e non quello dei funzionari per il triennio 2024/2025, 2025/2026 e 2026/2027, come statuito dal D.I. n. 127/2023 (modificato in meglio dal D.I. n. 124/2025).

In buona sostanza si fa un concorso per reclutare un funzionario che non ha un organico (semplicemente non c’è) e lo si fa sulla base di un regolamento che riguarda i Direttori SGA, indegnamente retrocessi dal vigente CCNL. Di un pasticcio di tal natura, salvo amnesie, non si ha memoria.

I numeri del concorso in esame danno i seguenti risultati disastrosi:

  • posti a concorso: 1435;
  • domande presentate: 29263;
  • candidati presenti alla prova scritta: 7983;
  • candidati che hanno superato la prova scritta: 2162;
  • candidati che hanno superato anche la prova orale e sono stati inseriti nelle graduatorie finali di merito: appena 1532.

Poche le domande, ancor meno i partecipanti e molti i bocciati. In 7 Regioni hanno superato il concorso un numero di candidati inferiore rispetto ai posti messi a bando (6 Regioni del Nord e una del Centro). Particolarmente rilevante in senso negativo il dato di Lombardia, Piemonte e Veneto.

Un flop annunciato per un posto non più appetibile e attrattivo perché pieno di compiti e responsabilità (anche dirigenziali non riconosciute), povero di retribuzione (inferiore a quella di chi opera da funzionario direttivo apicale in altre amministrazioni) e con confini incerti tra il ruolo direttivo e quello dirigenziale.

Una condizione - quella del rapporto Direttore/Dirigente - che genera spesso situazioni dialettiche quando non anche conflittuali. Una relazione funzionale tra Dirigente e Direttore che viene frequentemente scambiata per un mero rapporto gerarchico dove le direttive di massima si trasformano in illegittimi ordini di servizio, dove si esercitano immotivati poteri sostitutivi e dove si procede con leggerezza mediante indebite e dirette azioni disciplinari.

Se non si cambia radicalmente indirizzo (politico, amministrativo e sindacale) sul versante dello stato giuridico e del trattamento economico, recuperando pienamente e accrescendo il ruolo dei DSGA, si assisterà alla “moria” di questa figura professionale strategica e insostituibile per il funzionamento amministrativo delle scuole.

La politica, il Ministero e i sindacati hanno il dovere urgente di intervenire dopo aver generato, con scelte e decisioni incomprensibili e irrazionali, una situazione insostenibile per il personale interessato e per il buon andamento (principio costituzionale da praticare) delle Istituzioni scolastiche.

Si confida in un ravvedimento operoso.

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